I cognomi più diffusi

Qualcuno ne ha due o più, tutti ne hanno comunque almeno uno; non si può scegliere, viene dato alla nascita e lo si porta per tutta la vita, per alcuni è fonte di grandi sofferenze e per cambiarlo (al massimo di una sola lettera) occorre una lunga procedura: è il cognome, elemento che ci contraddistingue e ci regala spesso unicità in mezzo agli altri. Eppure molti non conoscono il significato del proprio, né l'origine.

Ma come è nato, innanzitutto, l'uso del cognome? Le fonti storiche ci diconoche nell'antica Roma (e ancora prima in Grecia) era consuetudine portare tre nomi: il praenomen, cioè il nome proprio, quello con cui "ci si dà del tu", il nomen, che indicava la gens, ovvero la famiglia, il clan di appartenenza, e infine il cognomen. Questo terzo appellativo era più che altro un soprannomme di natura pratica, serviva a distinguere eventuali omonimi, e era scelto senza criteri fissi: poteva richiamare il praenomen del padre oppure indicare il luogo di provenienza; oppure ancora faceva riferimento a particolari caratteristiche fisiche, inclusi i difetti, senza risparmio di frecciate crudeli: per fare un paio di esempi, Marco Tullio Cicerone fu chiamato così perché sul naso aveva un cicero, un cece, ovvero una verruca, mentre a Publio Ovidio fu imposto un eloquente Nasone (che preferì non usare mai, al punto di essere tramandato e conosciuto con il nomen della gens). Per Tito Maccio Plauto invece c'è l'imbarazzo della scelta: il suo cognome, che ha origini incerte, potrebbe significare "Piedi Piatti" ma anche "Orecchie Lunghe".

L'abitudine latina del cognomen si conservò nei secoli, fino ad arrivare a una vera e propria codifica intorno al 1600, quando il cognome fu imposto per legge, allo scopo di identificare popolazioni divenute troppo estese: i criteri di scelta rimasero sostanzialmente identici, forse con minori picchi di fantasia (e di cattiveria): sebbene non esistano stime ufficiali,sembra che oggi fra i cognomi italiani solo un 15% sia relativo a caratteristiche fisiche: circa il35% deriva inveceda nomi propri del padre o del capostipite, mentre un altro 35% ha relazione con la toponomastica, i nomi di paesi o località o zone di provenienza; un 10% ha relazione con la professione, il mestiere, la carica o il titolo, un 3% ha derivazione straniera recente ed un restante 2% è un nome augurale attribuito ai trovatelli dalla carità cristiana.
Se però analizziamo i due cognomi oggi più diffusi in Italia, notiamo che indicano proprio una caratteristica fisica, e perdipiù identica: si tratta di Rossi e Russo, derivati dal latino rubius (rosso), a cui si aggiungono le varianti Rosso, Rossa, Russi, de Rossi, De Russi, Ruggiu, Ruiu, Rubiu, Lorusso e Lo Russo, Larussa e La Russa, oltre alle derivazioni Rosselli, Rossella, Rossellini, Rossetto, Rossettini, Rossotti, Russetti, Russiani, e Russian: sono tutti cognomi attribuiti in origine a qualcuno rosso di capelli o di barba.

Allo stesso modo Bianchi, il quinto cognome per diffusione in Italia, con i relativi e derivati Bianco, Bianchini, Bianconi, Bianchetti, ecc. si riferiva a persone chiare di capelli o di carnagione ( e si intuirà a questo punto che i vari Nero, Negro, Negri, Negrini, Negroni, ecc. sono originati con lo stesso criterio, indicando però caratteristiche opposte, dipersone con capelli o pelle particolarmente scura).

Proseguendo nella lista dei cognomi più diffusi in Italia, incontriamo Ferrari, al quale si aggiungono molti derivati, fra cui Ferraro, Ferrario, Ferraris, Ferrero, De Ferrari, Ferriero, Ferrerio, fino a Ferrè e Ferrer: alla base di tutti questi cognomi è un nome di mestiere, il fabbro ferrario, Faber Ferraris in latino, che con ogni probabilità era l'occupazione del padre del neonato; è curioso notare che altri due cognomi,pur avendo unaradice etimologica differente da Ferrari, ne condividono il criterio di costruzione: si tratta di Fabbri, dal nome del mestiere di fabbro,e Magnani , che deriva dal vocabolo dialettale milanese magnan, cioè "fabbro, calderaio".

Molto interessante è anche il quarto classificato, il cognome Esposito, diffusissimo al sud ma presente in tutta la penisola, che riprende in forma di cognome il nome esposto, cioè abbandonato, lasciato: è il cognome che veniva imposto in passato ai bambini abbandonati dai genitori ("esposti", appunto, davanti a case o chiese), con le varianti Spòsito, Esposto o Esposti; il cognome Degli Esposti ha invece valore di provenienza e appartenenza, dal nome dei brefotrofi e delle case di assistenza dei bambini abbandonati (le case, appunto, "degli esposti").

E' curioso notare che a Esposito corrispondono altri cognomi sinonimici, tipici di regioni differenti: ad esempio Casadei, diffuso in Emilia Romagna,formato da casa + dei, genitivo di deus, in latino Dio, il cui significato è "casa di dio"; specifico emiliano, della zona che va dal reggiano al modenese, è anche il cognome Incerti, dalla forma latina medioevale Incertis Patris, "di padre ignoto", mentre è raro ormai il più esplicito D'incertopadre.

Comunissimo nel Lazio il cognome Proietto o Proietti, originato dall'italianizzazione del termine proiectus, participio passato del verbo latino proicere, "gettare innanzi a sè": il bambino che lo portava era dunque "gettato avanti, abbandonato, lasciato".

Il congome Ignoti, con le varianti Ignoto, D'Ignoti, D'Ignoto,è diffuso nella Sicilia orientale e in Piemonte, e si rifà all'espressione corrente "Figlio d'Ignoti", mentre Innocenti (o Innocente) si trova in tutto il nord Italia, particolarmente in Toscana e in Lombardia, ed era un nome benaugurante per il trovatello, quasi a volerlo scagionare delle colpe dei suoi genitori.

Infine Trovato, cognome diffuso principalmente in Sicilia e in Lombardia , dal significato piuttosto intuitivo.

Rubrica curata da Claudia Busetto

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