Cognomi...bestiali!

Prendo spunto dalle segnalazioni di alcuni lettori per introdurre una nuova tipologia di cognomi, frequente in tutta Italia e estremamente varia, da cui nascono, tra l'altro, alcuni appellativi fra i più buffi e strani: i cognomi degli animali.

Ne esistono molti, di vario tipo: possonoricalcare il nome stesso dell'animale (ed è in questo caso , soprattuto, che si ottengono le combinate tragicomiche come "bianca vacca"), o richiamarlo semplicemente come complemento o aggettivo, a volte seguendo forme dialettali non immediatamente identificabili. Ma cosa significano, esattamente?

In generale, una prima larga parte di animalidiventati appellativi (e poi cognomi)traggono originedal lavoro, indicano l'occupazione di chi li portava; altri invece, e non sono meno numerosi, prendono spunto da caratteristiche, fisiche o morali, analoghe o riconducibili in qualche modo a un animale: è una vecchia tradizione, che inizia con le favole morali greche e latine di Esopo, e Fedro, riprese nelXVIII secolo dalfranceseLa Fontaine, e ancora attualissima:per tutti noi, ad esempio, la volpe è sinonimo di furbizia, l'agnello di mitezza, l'oca di stupidità.

Occupiamoci ora del primo gruppo: ne fa parte il sopracitato Vacca, diffuso in tutta Italia, con nuclei importanti in Piemonte, Campania, Puglia e Sardegna, inseieme ai derivati più trasparenti Vaccaro, Vaccarini e Vaccari,quest'ultimo tipico dell'Emilia Romagna, che poteva indicare un tempo il proprietario di vacche (o anche solo di una, se pensiamo aepoche in cui possedere animali di questo tipo era un discreto lusso) così come un pastore o un custode.

Analogo è il significato di Capra e dei relativi Caprini, Caprino, Capretta, Capretti, Caproni, Caprone,diffusi tutti principalmente nel nord Italia, nonché del ligure Chiabrera, comune a Genova e derivato da una voce dialettale, e di Cabrini, originato dal termine spagnolo "cabra"; restando fra gli ovini troviamo anche Pecora,Pecorini, Pecorelli, Pecorella, diffusi un po' in tutta la penisola, con punte in Sicilia: in questo caso il significato può essere legato al mestiere di pastore, oppure richiamare un soprannome scherzoso o denigratorio per qualcuno particolarmente mansueto o privo di coraggio.

E' ambiguo anche il significato di Gallo e dei vari derivati Galli, Galluzzo, Galletto, Galletti, Galletta, che possono derivare, avolte,da soprannomi che indicavano un atteggiamento "da gallo", cioè uno sbruffone, uno che vuole mettersi in mostra, un bullo; più spesso peròindicano provenienza, e sono legati al toponimo Gallia, antico nome della Francia. Gallina dovrebbe invece richiamare l'animale da cortile, e indicare un possessore di galline oppure un più sfortunato tizio considerato "stupido come una gallina"; è simile il caso di Puddu, cognome sardo fra i più comuni, voce dialettale per "pollo", mentre Porcu, altro cognome diffusissimo nell'isola, indicava un guardiano di maiali, ma più spesso aveva valore spregiativo, suggerendo un paragone fra l'uomo e l'animale.

E restando in tema di paragoni poco gradevoli, citiamoMosca, insieme ai relativi Mosche, Moschini, Moschin, derivati da un appellativo che ha alla base l'insetto, e rimanda al significato di "persona brutta, piccola, fastidiosa", come appunto una mosca. Moscatelli eMoscatello possono invece derivare, a volte, dal temine moscato, varietà di uva comune nel sud, dalla quale si ricava un cartteristico vino liquoroso.

E ancora, troviamo Rana, che ha due grossi nuclei in Lombardia e in Puglia, e che insieme a Rospo richiama un soprannome legato forse alla forma degli occhi, forse alla voce; mentre Ratti, comune in Liguria,è meno peggio di quello che può sembrare: indica sì un paragone con i topi, ma in prevalenza per caratteristiche come agilità e furbizia.

Rubrica curata da Claudia Busetto

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