Armani gli "ruba" il cognome e lui vende un rene per denunciarlo.

Non è uno scherzo la notizia diffusa qualche giorno fa da Luca Armani, un piccolo imprenditore del Bergamasco, che dopo aver perso ingiustamente una causa contro il noto stilista Giorgio Armani ha deciso di mettere in vendita il proprio rene per poter pagare gli avvocati. Alla base della diatriba tra i due omonimi, un sito web e la sfortuna di avere lo stesso cognome, e così la vicenda per Luca Armani si è trasformata in una vera e proprio odissea.

Tutto ha inizio nel 1997, quando Luca Armani, proprietario di un piccolo timbrificio acquista su proposta di "Interactiv", un internet provider di Treviglio, un dominio web con il suo cognome. Ma dopo soli due mesi, viene denunciato dalla Giorgio Armani S.p.a. perchè riteneva che il sito www.armani.it dovesse appartenere esclusivamente a loro in quanto "l'utilizzo del dominio in questione da parte del Timbrificio era idonea a ingenerare nel pubblico degli utenti di Internet confusione". Un caso a dir poco bizzarro e fantasioso poichè su internet vige la regola "First come, first served", cioè chi prima arriva prima alloggia. Ma lo stilista si è rivolto alla Magistratura Italiana, perchè se si fosse espressa la Naming Authority italiana che regole le controversie sul web, Giorgio Armani avrebbe perso la causa, in quanto dalle ragioni addotte dai legali della casa di moda non sarebbe emersa nessuna illegalità da parte del denunciato. Tra l'altro il sito di Luca Armani pubblicizzava la vendita di timbri, e quindi di un attività commerciale che non ha nessun nesso con l'attività dell'alta moda.

L'iter processuale inizia così nel 1998 e l'esito della sentenza di primo grado arriva nel 2003 quando il Tribunale di Bergamo presieduto dal giudice dott.ssa Elda Geraci condanna Luca Armani ad una ammenda di 300mila euro negandogli la possibilità di continuare ad utilizzare il suo sito web acquistato nel 1997. Ma non è tutto. Per ogni giorno di ritardo nell'esecuzione della sentenza Luca Armani dovrà sborsare 5mila euro fino a quando il dominio non passerà nelle mani esclusive dell'Armani S.p.a..

"Nel 2004 - come afferma Luca Armani - tentammo di ricorrere in appello ma poco dopo, sempre nello stesso anno, i miei avvocati ritirano il ricorso in accordo con i legali di Giorgio Armani."
La vicenda sembrava essersi chiusa definitivamente, ma Luca poco tempo fa è tornato sul piede di guerra, e questa volta sicuro intenzionato seriamente a far valere le proprie ragioni ha deciso di metter in vendita il rene per poter pagare gli avvocati e avviare una causa contro la Armani S.p.a., sperando almeno questa volta nel trionfo della giustizia.

Così oggi il caso torna alla ribalta per l'evidente ingiustizia di cui è stato vittima Luca Armani e per l'indignazione che la vicenda ha sollevato nel mondo dell'utenza del web. A ritenerlo sono in molti come il senatore dei verdi Fiorello Cortiana che ha detto, "Con questa sentenza si colpisce quello che si considerava un pilastro di Internet, ovvero il diritto al proprio cognome. Si toglie ai poveri per dare ai ricchi, le multinazionali, a cui tutto è dovuto e che tutto pretendono, in ogni campo". Per questo motivo Cortiana ha presentato nei giorni scorsi un'interrogazione parlamentare e assieme all'associazione Newglobal.it darà assistenza legale al timbrificio Armani, per sconfiggere questa ingiustizia. Soprattutto perchè questo episodio scalfisce inequivocabilmente la democrazia che lo strumento della rete da sempre rappresenta.

Nel frattempo abbiamo sentito Luca Armani, il quale ci ha confidato di essere stato contattato da diversi ospedali, anche stranieri, per il suo rene. Tutti intenzionati alla generosa donazione, purchè totalmente gratuita.

15 febbraio 2009 - Articolo di Alessandro Ambrosin
tratto da Dazebao.org
15 febbraio 2009

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