Secondo i giudici del tribunale civile di Roma il bimbo, nato a seguito di un'inseminazione artificiale eterologa (né il seme né l'ovulo provengono dai due futuri genitori), avrà il cognome del marito che si è tirato indietro tre giorni prima dell'intervento.
I coniugi (48 anni lui, 53 lei) nel 2009, poichè i figli tanto desiderati non arrivano, decidono di rivolgersi ad una clinica di Barcellona che si occupa di procreazione assistita. I rapporti fra i due però si incrinano, lui, poco dopo aver firmato il contratto, vuole rinunciare mentre la donna è decisa a diventare mamma.
I due si separano, ma la moglie, alla data prevista, si reca in Spagna senza il consenso dell'ex che, a pochi giorni dall'inseminazione comunica alla clinica tramite fax di voler rinunciare all'accordo.
L'intervento viene comunque eseguito e nell'agosto del 2010 nasce il bambino a cui la donna fa attribuire il cognome dell'ex marito. Lui però la denuncia per il reato di alterazione di stato civile di neonato e intenta una seconda causa per ottenere il disconoscimento del bimbo.
Il tribunale civile di Roma il 19 settembre scorso ha rigettato la domanda dell'uomo perché, anche se i due sono separati,"l'inseminazione artificiale è frutto del consenso delle parti" e pertanto il bimbo porterà il cognome del padre. I giudici hanno in seguito stabilito che l'ex marito dovrà versare il contributo paterno al mantenimento del bimbo".