Cognomi di origine arabe nel dizionario italiano

Chi avrebbe mai detto che parole come ragazzo, taccuino, dogana, ammiraglio, facchino, zecca, tariffa, magazzino, azzurro, cremisi, zaffiro, tazza, nuca, zero, algebra, alcool, turbante sono tutte parole arabe, cosi' come zafferano, zucchero, carciofo, arancia, cotone, spinacio, albicocca, melanzana e centinaia di altre legate in particolare all'agricoltura, all'astronomia, alla matematica, alla cosmesi e ai commerci?

Ce lo svela il linguista Enzo Caffarelli nel numero di aprile di Anci Rivista, che fa un viaggio nei cognomi, sostantivi e toponomastica italiana che derivano dall'arabo.
I cognomi hanno origine soprattutto da soprannomi, da nomi di luogo e da mestieri o incarichi amministrativi. Molti sono legati al lessico dell'agricoltura e del commercio, come ad esempio Camilleri e simili derivano da una voce arabo-siciliana da al-qamillari 'il cammelliere'; Zagame e Zagami da za'amah 'vacca', soprannome riferito all'allevamento di bovini. Cance'mi e Cange'mi da haggam 'chi applica ventose, chirurgo, barbiere'; Macaluso da mahlug, poi in siciliano macalu'ggiu o macalu'sciu puo' significare 'cotone mondato, ma anche anche 'servo libero, affrancato'.

Interessante, nell'onomastica araba, il fenomeno del degrado semantico: si tratta di parole che nel tempo sono scese lungo la scala sociale. Si vedano i cognomi Agozzino, Algozino: alla base e' la voce al-wazir che designava dapprima un 'ministro' e in seguito un 'funzionario di organi giudiziari e di polizia', adattato nel siciliano antico come algoziru, semplice "secondino", associato al concetto di torturatore.

Dalla ricerca emerge che anche la toponomastica italiana e' profondamente segnata dall'arabo, spesso sovrappostosi ai preesistenti nomi latini o greci e li ha trasformati: Palermo era in realta' Panhormus, Girgenti (poi Agrigento) era Akraga. L'antica Nissa fu reinterpretata come Qal'at an-nisa, cioe' "la rocca della donne" e nel tempo si e' mutata in Caltanissetta.
Infine i popoli che occuparono le terre che erano state degli arabi, furono mal compresi e si crearono dei doppioni: tipico caso, ancora in Sicilia, e' il secondo nome dell'Etna, il Mongibello. Ai tempi della dominazione araba era semplicemente Gebel, ossia 'il Monte' per antonomasia, la "Montagna" e basta, ma i Normanni credendolo un nome proprio specifico vi misero davanti ''Mon(te)'', cosi' che il vulcano arrivo' a chiamarsi Monte-Monte.

8 aprile 2011

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