Cercando la propria storia nel labirinto dei cognomi

In un libro origine e significato dei nomi di famiglia più ricorrenti in totale sono 350mila e dall'800 sono rimasti sempre gli stessi

Sono 350mila i cognomi italiani. Il più diffuso, neanche a dirlo, è "Rossi" con la sua "famiglia" di "Rossi, Russo, Rossetti". Un dizionario che supera le mille pagine ragiona su quella parolina fonte d'orgoglio o disonore che accompagna tutta la nostra vita: il cognome. Questo librone natalizio non è soltanto un manuale per appassionati di araldica, ma anche un gioco per chi con le parole si diverte, da appassionato enigmista, da semplice erudito o per il gusto degli anagrammi: l'arte combinatoria, in questo campo, è davvero smisurata.

Berlusconi, per esempio, è eterogrammatico. Possiamo dirglielo in faccia, non ci potrà querelare, non è diffamazione, è scienza: è cognonomastica. Eterogrammatico significa semplicemente che il cognome del presidente del Consiglio, benché composto da 10 lettere, non ne ha neanche una che si ripeta. Bell'impresa: meglio di lui fecero solo il cantante swing Fred Buscaglione e il regista dei film di Totò, Camillo Mastrocinque. Però il premier potrebbe arrabbiarsi se gli spiegassimo che il suo patronimico significa "due volte losco" bis-luscus, ma aspetti, calmo, non in senso criminale bensì clinico: doppio orbo, guercio da due occhi (luscus, da luce captus), cosa che lo rende lontano parente di tutti coloro che si chiamano Del Guercio, o Guerzoni, o Guercino, e perfino Borgna.

Prodi invece non c'è, nel Dizionario Ragionato dei cognomi italiani (Bur, 1044 pagine, 17,50 euro) di Michele Francipane (Franciscus-Ispanus: il pane non c'entra), cognomologo indipendente e appassionato. Difetto di par condicio? Forse no, forse Prodi deve andare a cercare le sue etimologie sotto le gonne di una grande madre dal cognome un po' diverso, ad esempio Preti, per scoprirsi magari affine per casato a Cesare Previti. è un labirinto di mille e passa pagine questo Dizionario, e non si sa come prenderlo, seriosamente o giocosamente, perché ce n'è dell'uno e dell'altro.

C'è la classificazione puntigliosa dei cognomi degli italiani, almeno dei 25 mila più ricorrenti tra i 350 mila del patrimonio (cogn) onomastico nazionale, universo smisurato frutto di secoli e secoli di sovrapposizioni, contaminazioni e mutazioni di nomi un tempo comuni, fantasia combinatoria sfrenata di quella fabbrica patronimica che funzionava già in epoca romana, girò al massimo tra Medioevo e Rinascimento e s'inaridì di colpo a metà ottocento sotto la scure normalizzatrice delle anagrafi borghesi.

Da allora non nascono più cognomi nuovi, semmai ne muoiono: se ne può tuttalpiù fare il censimento archivistico, tracciarne la storia, più minuziosa per i primi duecento (dall'indiscusso primatista Rossi in giù), più sommaria per altri cinquemila; decifrarne la provenienza, che spesso non è quella apparentemente più ovvia (i diffusissimi Ferrara, ad esempio, poco hanno a che fare con la cittadina emiliana, più con la fides rara di qualche loro pio antenato; gli Anguillesi non discendono da avi ghiottoni, ma da inghilesi, cioè inglesi); e ancora, indovinarne le darwiniane leggi di evoluzione, dal complesso al semplice per via di anagrammi, sostituzioni, assonanze eccetera; inseguirne le misteriose rotte lungo la penisola (pochi i cognomi pan-italiani: Martini, Pasqua, Pellegrini, Ruggeri...) e infine ordinarli per grandi famiglie etimologiche (formidabile l'alleanza fra i settentrionali Rossi e i meridionali Russo), per generi e specie, come una collezione di farfalle, in cerca dell'introvabile (e ancora introvato) esemplare unico, l'apax legomenon, il cognome portato da un solo italiano.

Ma all'autore, che pure svolge diligentemente il compito filologico, limitarsi a questo dev'essere sembrata roba da pedanti: e s'è messo a giocarci, con i cognomi degli italiani. Dove c'è smisurata arte combinatoria, c'è immenso spazio per le gioie del giocoliere di parole. Nei cognomi c'è l'algebra occulta ed esoterica della sorte, per chi la vuol cercare; c'è l'araldica, per i vanitosi; e c'è il puro e semplice divertimento dell'enigmista che esulta ad ogni nuovo ludogramma risolto. Un cognome in ordine alfabetico? Acino, Bertù. Uno con le vocali in ordine alfabetico? Albertino, Savinio. Uno con tutte e cinque le vocali? D'Eusanio. Uno con la stessa vocale ripetuta, e solo quella? Santabarbara, Cenere, Sinisi, Omobono, Puddu. Uno mono-consonantico? Coccuccio, Totti. Cognomi speculari? Iselli e Illesi, per non dire di quel capolavoro di Asor Rosa.

E infine ci sarebbe il karma. Il destino inscritto su quell'etichetta che ci viene appioppata alla nascita, che nessuno di noi ha scelto per sé, né può scegliere per i propri figli, il cognomen omen che inevitabilmente afferma qualcosa su di noi, eppure ci piaccia o no, ci corrisponda o no, come ben sa anche chi scrive, ce lo teniamo contenti e anche orgogliosi.
15 dicembre 2005 - MICHELE SMARGIASSI
Articolo tratto da Repubblica.it
15 dicembre 2005

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